Circolo di Fenomenologia e Costruttivismo


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COSCIENZA
E' il principio su cui è possibile fondare una scienza fenomenologica; se ci chiediamo che cosa resta dopo aver messo in parentesi il mondo intero, l'unica risposta possibile è la coscienza come "nuova regione dell'essere finora non rilevata nella sua caratteristica, la quale, come ogni genuina regione, concerne un essere individuale". In questo senso la coscienza è il flusso dei vissuti, delle esperienze di coscienza, la capacità di riportare alla propria unità tutte le esperienze interiorizzandole, facendole diventare esperienza interna. La prima esperienza della coscienza è certamente il cartesiano "io penso". Se tralasciamo un momento ogni considerazione sull'"io" restano le esperienze della coscienza nelle loro reciproche relazioni. La conoscenza di queste relazioni è determinata dalla intenzionalità, dal rapporto fra il soggetto, che è coscienza, e l'oggetto stesso della coscienza. Questo rapporto non è un fatto psicologico, un modo particolare di percepire un oggetto, è un fatto trascendentale, è la stessa attività della coscienza, "ogni vissuto che lo sguardo riflessivo riesce a cogliere, ha una essenza propria individuale, da afferrare intuitivamente, un contenuto, che può essere considerato nella sua intrinseca peculiarità e può essere considerato nell'ambito di una considerazione eideticamente generale delle essenze, che ci fornisce un'essenza generale, la pura articolazione essenziale" (Idee, 1, 34). La coscienza quindi non è solo attività intenzionale, è anche il residuo trascendente che rende possibile l'attività teoretica e rende possibile una scienza delle essenze pure, la fenomenologia.
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EPOCHE'
E' la sospensione del giudizio ottenuta attraverso la messa in dubbio del mondo come realtà data. L'epochè fenomenologica, a differenza del dubbio cartesiano che cerca di affermare un principio assolutamente certo, serve a determinare un atteggiamento di contemplazione svincolata da ogni interesse naturale o psicologico nei confronti delle cose del mondo, del mondo stesso e della sua esistenza "il tentativo di dubbio universale rientra nel campo della nostra libertà: noi possiamo tentare di dubitare di tutto e di ogni cosa, anche se ne siamo fermamente certi in base ad una certa evidenza pienamente adeguata"(Idee,I,31). L'epochè è l'atteggiamento caratteristico della fenomenologia col quale si nega valore alla tesi "naturale" che considera l'evidenza empirica come un dato oggettivo e univoco o come un'immagine creata dall'attività psichica e perciò assolutamente soggettiva; attraverso l'epochè fenomenologica viene messo fra parentesi "l'intero mondo naturale, che è costantemente "qui per noi", "alla mano", e che continuerà a permanere come "realtà", per la coscienza, anche se a noi talenta di metterlo in parentesi" (ldee,I,32). L'atteggiamento fenomenologico, mediante l'epochè, costruisce una nuova scienza che, sospendendo il giudizio sul valore delle scienze oggettive, permetta di cogliere il mondo-della-vita; il che non significa negare la validità dei risultati delle scienze oggettive, "attraverso questa epochè non sono scomparse le scienze, né sono scomparsi gli scienziati: essi continuano ad essere ciò che erano prima: fatti inclusi nel complesso unitario del mondo-della-vita". (La crisi delle scienze europee, 35). Inoltre determina l'io come tema autonomo, che, da una parte, è oggetto di indagine e, dall'altra, è la fonte di validità di ogni indagine, "infatti pur differenziato nei suoi modi, l'io è un io identico e produce tutte le validità, è un io intenzionale che lungo l'evoluzione dei modi graduati di apparizione, si dirige "attraverso esse" verso il polo dell'unità, cioè verso un fine che esso persegue (verso la realizzazione del suo proposito), il quale, pre-intenzionato in modo più o meno chiaro e distinto si attua fase per fase, è essente-diveniente, attua insieme la sua intenzione" (La crisi delle scienze europee, 50). L'epochè in questo modo permette di raggiungere l'io assoluto ponendo la conoscenza "nella sfera dell'evidenza apodittica". L'epochè in questo senso è lo strumento che permette alla scienza occidentale di uscire dal suo stato di crisi, di ritrovare la capacità creativa, la sola che permette la conquista di nuovi traguardi, e insieme richiamare l'uomo alla "più piena responsabilità individuale e collettiva", la cui perdita aveva determinato i momenti più nefasti della storia europea di questo secolo.
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ESPERIENZA
E' la fonte della conoscenza, "tutti i concetti derivano dall'esperienza, quelli generali come quelli particolari e devono conservare la loro utilizzabilità anche nel corso ulteriore dell'esperienza" (Idee,III,7). Attraverso l'esperienza l'uomo entra in contatto con "l'individuale". L'esperienza in questo senso coincide con la "percezione". Per costruire una conoscenza scientifica è necessario il superamento di questo livello, è necessario cogliere, attraverso l'epochè fenomenologica, le essenze, la scienza non può fermarsi al livello "descrittivo", deve essere "scienza esplicativa", deve cioè offrire la "comprensione" e a questo livello si giunge solo attraverso l'intuizione d'essenza. L'esperienza deve diventare esperienza interna, esperienza di coscienza, cioè esperienza vissuta (Erlebnis).

ESSERE
E' l'essere necessario, l'essere della coscienza per la quale il fenomeno è una possibilità intenzionata, "il fatto che una natura, un mondo della cultura e degli uomini con le loro forme sociali ecc. esistano, significa che sono possibili le esperienze corrispondenti, cioè che, indipendentemente dall'esperienza reale di questi oggetti, io posso in ogni istante realizzarli. Questo significa poi che altri modi di coscienza che corrispondono a queste esperienze come atti di pensiero indistinto sono possibili" (Meditazioni cartesiane, 37).

ESSENZA
"Ciò che si trova nell'essere proprio di un individuo come suo quid', non è quindi un fatto psicologico, ma ha una oggettività e una necessità ideale, "l'essenza è un oggetto di nuova specie" che viene colto attraverso l'intuizione d'essenza, la coscienza intenzionale di un oggetto.
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FENOMENO
Il significato kantiano di "ciò che non appartiene all'oggetto in se stesso ma si trova sempre nel rapporto di esso col soggetto ed è inseparabile dalla rappresentazione che questo ne ha" viene rovesciato da Husserl, per il quale "fenomeno" è ciò in cui si manifesta l'essenza, è "rivelazione d'essenza", che si intuisce attraverso l'attività intenzionante della coscienza. "Per quanto diversi possano esser i significati del termine "fenomeno" e per quanti altri ne possa acquisire, è certo che la fenomenologia comprende tutti questi "fenomeni" e secondo tutti i significati: ma in un atteggiamento così profondamente diverso che ogni significato si modifica rispetto alle scienze ormai familiari" (Idee, 1, Int.).
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INTENZIONALITÀ
Il concetto viene elaborato da Brentano che lo riprende dai filosofi medievali; per Brentano l'intenzionalità è la caratteristica dei fenomeni psichici e può essere classificata secondo il modo in cui abbiamo coscienza degli oggetti; la coscienza infatti è sempre coscienza di qualcosa. Per Husserl intenzionalità "è ciò che caratterizza la coscienza in senso pregnante e consente di indicare la corrente dei vissuti come corrente di coscienza e come unità della coscienza" (Idee, I, 84), è cioè il rapporto fra il soggetto e l'oggetto della conoscenza. Ciò che la coscienza intenziona sono le essenze e la conoscenza che ne deriva è una conoscenza eidetica oggettiva.

INTUIZIONE
Il concetto di intuizione è in Husserl complesso e si concretizza in diversi gradi. Il primo grado è l'intuizione sensibile, che nella coscienza si trasforma in percezione e, mediante l'intenzionalità, arriva a cogliere le essenze pure dopo aver sospeso il giudizio sul dato esistente. "lo ho di fronte a me le cose singole dell'esperienza; ne considero una qualunque. Anche se essa si presenta come immutata nella percezione, il percepirla è sempre qualcosa di estremamente multiforme (...). Ciò può essere espresso dicendo che la pura cosa vista, ciò che della cosa è visibile, è innanzi tutto la superficie; durante l'evoluzione del vedere io vedo la superficie da un lato e ora dall'altro. Ma attraverso tutti questi lati si rappresenta in coscienza un modo di rappresentazione di essa. Ciò significa che mentre essa è attualmente data, io ho presente di più ciò che essa offre. (...) Ma se rimango nel campo della percezione io ho già piena coscienza della cosa; già al primo colpo d'occhio io la considero "questa cosa". Nel processo del vedere io "intenziono" tutti gli altri lati che non mi sono dati (...). La percezione ha "per la coscienza" un orizzonte che inerisce sempre al suo oggetto (l'orizzonte che essa intenziona sempre implicitamente). (La crisi delle scienze europee, 45).
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MONDO DELLA VITA
E' uno dei concetti centrali de La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, indica "il mondo in cui viviamo intuitivamente, con le sue realtà, così come si danno, dapprima nella semplice esperienza poi anche nei modi in cui spesso queste realtà diventano oscillanti nella loro validità (oscillanti tra l'essere e l'apparenza). Il nostro compito esclusivo è quello di cogliere questo "fiume eracliteo" meramente soggettivo e apparentemente inafferrabile. (La crisi delle scienze europee, 44).

NOEMA
E' il dato oggettivo, ciò che viene percepito o immaginato nell'esperienza vissuta e nel quale la coscienza riflette i vari modi in cui esso è dato nella realtà. Il noema perciò non va confuso con l'oggetto stesso: l'albero che percepisco è l'oggetto, il noema dell'albero è il "correlato", il senso che esso ha per il soggetto, in cui si incontrano componenti reali dell'oggetto insieme a componenti non reali, "ai molteplici dati del contenuto reale corrisponde sempre una molteplicità di dati rilevabili dall'intuizione effettivamente pura in un correlativo "contenuto noematico", o brevemente nel "moema" (Idee, 1, 88). Il noema non va confuso nemmeno con l'essenza, "se parliamo di visione soltanto quando l'essenza viene colta intuitivamente per designare l'intuizione del noema abbiamo bisogno di un altro termine" (Idee 111, 16).
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NOESI
Il complesso degli atti intenzionali che mirano alla comprensione attraverso la capacità di afferrare i caratteri che si trovano nell'oggetto percepito, nell'esperienza di coscienza. "Notiamo con ciò che dobbiamo isolare nell'interno del pieno noema gli starti essenzialmente diversi, che si raggruppano intorno a un "nocciolo" centrale, intorno al puro "senso oggettivo", intorno a ciò che nei nostri esempi è sempre descrivibile con espressioni oggettive, nettamente identiche, poiché può essere identico in tutti i paralleli vissuti di diversa modalità". (Idee, I, 91).
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RESIDUO
La coscienza, che non viene toccata dall'epochè, si pone come "residuo fenomenologico" e apre alla riflessione filosofica la sfera assoluta dell'essere, della soggettività assoluta o "trascendentale".
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RIDUZIONE
E' il risultato dell'epochè attraverso la quale sono stati messi tra parentesi sia i pregiudizi del senso comune, sia le teorie scientifiche, "la neutralizzazione della tesi del mondo, della natura, è stata per noi un mezzo metodico per rendere possibile il dirigersi del nostro sguardo sulla coscienza trascendentale" (Idee, I, 56), che resta in fondo a questa riduzione del mondo, della natura come residuo fenomenologico.
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STORIA
Dal momento che il tempo è la forma necessaria dell'esperienza vissuta e che l'intersoggettività è la dimensione in cui l'esperienza si compie, nasce la necessità di determinare un tempo comune che dia a tutti la possibilità di cogliere il fondamento originario del mondo, operazione nella quale possiamo avvalerci del lavoro e della ricerca di ogni uomo.
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TEMPO
Husserl distingue due tipi di tempo, il tempo cosmico, oggettivo, misurabile e il tempo fenomenologico, la forma unitaria dei vissuti, delle esperienze di coscienza che chiama "temporalità". Il tempo cosmico è privo di valore esistenziale perché non ha alcun riferimento alla contingenza del presente. La temporalità, il tempo della coscienza "designa non solo qualcosa di pertinente a ogni singolo vissuto, ma anche una forma necessaria che unisce i singoli vissuti tra loro" (Idee, 1, 81). Ogni vissuto infatti un qualcosa che permane nella coscienza e produce sempre "nuova materia", nuove esperienze, nuove intenzionalità, nuove conoscenze. La diversità fra il tempo cosmico e il tempo fenomenologico non significa che essi siano assolutamente diversi, ma l'uno richiama necessariamente l'altro. L'oggettività del tempo presuppone necessariamente che ogni istante venga prima o dopo un altro istante e ugualmente il tempo richiede che ci sia qualcuno che lo percepisca, che riesca a correlarlo col presente del vissuto. La percezione del tempo fenomenologico comporta così la distinzione fra passato presente e futuro, determinando la memoria, la percezione e l'aspettativa.
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TRASCENDENTALE
E' l'esperienza fenomenologica nella quale abbandoniamo il terreno empirico attraverso l'epochè neutralizzando la esistenza o la non esistenza del mondo: L'esperienza che ne risulta è esperienza trascendentale perché "noi esaminiamo il cogito trascendentalmente ridotto e lo descriviamo senza effettuare in più la posizione di esistenza naturale implicita nella percezione spontanea" (Meditazioni cartesiane, 15).
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TRASCENDENTE
E' la percezione degli oggetti, opposta alla percezione immanente che la coscienza ha di se stessa. Per questo Husserl distingue una percezione trascendente e una percezione immanente. Questa è la percezione di oggetti intenzionali nella quale "la coscienza e il suo oggetto formano una unità individuale costituita puramente di vissuti" (Idee, I, 38). La percezione trascendente invece non contiene in sé l'oggetto percepito che quindi le resta estraneo, inconoscibile e perciò trascendente. Ma la coscienza ha necessariamente anche se stessa come oggetto e sotto questo profilo si rivela come principio trascendente dell'atto conoscitivo.
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VERITÀ
E' l'evidenza degli oggetti fenomenologici ottenuta attraverso l'epoché che ha determinato la comprensione dell'essenza; verità e sinonimo di evidenza adeguata.
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VISSUTO
E' l'Erlebnis, l'esperienza vissuta che nella coscienza trova la forma della sua unità.


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