Circolo di Fenomenologia e Costruttivismo


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Il tempo non è un fiume

tratto da Fenomenologia della Percezione del 1945 (Trad. it. Il Saggiatore, Milano, 1965, p.527)

Si dice che il tempo passa o scorre. Si parla del corso del tempo. L'acqua che vedo passare si è preparata, alcuni giorni addietro, sui monti, quando il ghiacciaio ha cominciato a fondersi; ora essa è davanti a me, va verso il mare in cui si getterà. Se è simile a un fiume, il tempo scorre dal passato verso il presente e l'avvenire. Il presente è la conseguenza del passato e l'avvenire la conseguenza del presente. Questa celebre metafora è in realtà molto confusa. Infatti, se consideriamo le cose stesse, lo scioglimento delle nevi e ciò che ne risulta non sono eventi successivi, o meglio, la nozione stessa di evento non ha posto nel mondo oggettivo. Quando dico che l'altro ieri il ghiacciaio ha prodotto l'acqua che passa ora, io sottintendo un testimone legato a un certo posto nel mondo e confronto le sue vedute successive: egli ha assistito laggiù allo scioglimento delle nevi e ha seguito l'acqua nel suo corso, oppure, dalla riva del fiume, vede passare dopo dieci giorni di attesa i pezzi di legno che aveva gettato alla sorgente. Gli eventi sono ritagliati da un osservatore finito nella totalità spazio-temporale del mondo oggettivo; non ci sono eventi senza qualcuno a cui essi accadano, senza qualcuno che, con la sua prospettiva finita, fondi la loro individualità. Il tempo presuppone una veduta sul tempo. Esso quindi non è come un fiume, non è una sostanza fluente. Se questa metafora ha potuto conservarsi da Eraclito sino ai nostri giorni è perché noi mettiamo surrettiziamente nel fiume un testimone della sua corsa.


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